Camera 142

troia succhia un cazzone nero

La cena era veramente noiosa. Non ce la facevo più a sopportare quei discorsi insulsi su quanto fosse sbagliato investire qua, invece che là e bla,bla,bla. Io non ci capivo niente. L’unica cosa che riuscivo a fare era osservare continuamente i bei culi delle accompagnatrici. Quei provocanti sederi formosi avvolti in quei vestiti, così attillati, che non faticavo a intravedere il segno delle mutandine. Perizomi, tanga, culotte; di tutto e di più. Quelle signorine dal bel viso pulito sfilavano davanti ai miei occhi andando avanti e indietro, mentre i loro uomini, tutti eleganti, discorrevano ancora di economia e politica.
“Non resisto cazzo: devo scoparmi quelle troie!”. E pensando ai mille modi per sbattermi quelle puttane non mi accorsi, dietro di me, di una mano liscia accarezzarmi dalla spalla fin giù ai pantaloni. Solo quando sentì la mano entrarmi dentro i boxer, e stringermi forte il cazzo, mi voltai per scoprire chi era.
Una ragazza dai capelli biondi, con un vestitino tutto aderente, due belle tette in mostra e delle cosce da urlo, mi stava a neanche un palmo dalla faccia e mi guardava, con un sorrisetto malizioso, quasi mi volesse mangiare da un momento all’altro.

-Che cazzo fai? Ci possono vedere!-
-Tranquillo, rilassati, non ci vede nessuno-
Mi girai per controllare: erano ancora tutti intenti a parlare. Non uno sembrava aver notato che una figa assurda mi stava facendo un sega in piena regola.
-Cosa c’è: vuoi che smetta?-
-No, continua, ti prego-
Stavo godendo come non mai a sentire la sua mano morbida scappellarmi lentamente il cazzo e fare su e giù. Volevo non finisse per nulla al mondo.
Si avvicinò all’orecchio e iniziò a sussurrarmi
-Lo sapevo che avevi un cazzone, un bel cazzone nero. Fra tutti questi pisellini mosci sei l’unico con un bel pacco in vista. Ti stavamo guardando tutte prima-
Io l’ascoltavo, assicurandomi che non lasciasse la presa sul mio cazzo.
-Tu però sei mio, solo mio, hai capito. Voglio che mi sfondi il culo col tuo bel cazzone e me lo sbatti duro dentro la figa. Voglio quel tuo cazzone in bocca e tutta la sua sborra calda. Io ti voglio-
Ormai ero in estasi, il cazzo stava per esplodere, ma sul punto di mostrarle tutto il mio compiacimento, e lasciarle finalmente ciò che desiderava, si fermò.
-No, non ancora bel cazzone. Se mi vuoi sborrare addosso devi prima sbattermi per benino-
Estrasse la mano dai mie boxer e iniziò a leccarsela con soddisfazione.
-Questo sì che l’odore di un cazzone. Ora voglio che vieni con me e mi scopi!-
Mi afferrò la mano e uscendo dal salone mi portò all’ascensore. Salimmo fino a non so quale piano e arrivati alla stanza numero 142 entrammo.
La porta si chiuse alle mie spalle. Non feci in tempo a dare un’occhiata alla stanza che già mi aveva abbassato i pantaloni e me lo aveva preso di nuovo.
-Cazzo quanto è grosso!-
Lo guardava eccitata e con foga me lo leccava dappertutto, baciandolo dolcemente e riempiendolo di saliva. Aprì la bocca e iniziò a succhiarmelo. Fu un vortice di goduria: un tepore caldo mi accolse subito e man mano che entrava la sua lingua me lo leccava vorticosamente. Girava e rigirava sul mio cazzo, leccando a ogni singolo centimetro del mio pene duro.
Dopo qualche minuto non resistetti più: gli presi la testa e le feci ingoiare tutto il cazzo. Aveva una gola così profonda che non parve per niente infastidita da questo mio attacco a sorpresa, anzi, mi strinse forte il culo e cercò di andare ancora più giù.
“Una vera porca” pensai.
-Ti piace, bel cazzone, come te lo succhio?-
-Sì brutta troia, succhiamelo così!-
Mi eccitava vedere con quanto piacere me lo succhiava. Si lasciava fare di tutto: qualsiasi cosa gli chiedessi lei me lo faceva. Mi spompinò così bene che quando sborrai ne uscì talmente tanta da non starle in bocca. Le colò in parte sul vestito, mentre cercava disperata di inghiottirne il più possibile.
-Me ne darai ancora, vero?-
Chiese supplicando con la bocca ancora sporca di sborra.
-Certo piccola-
Le afferrai di nuovo la testa e le feci ingoiare ancora il mio cazzo.
-Pulisci per bene!-
E lei, obbediente, me lo ripulì tutto, stando attenta a non lasciare nemmeno un poco di quel prezioso liquido.
-Ora sbattimi!-
Si girò, si tolse velocemente il vestito rosso e si flesse sulle ginocchia.
Il cazzo mi divenne ancora più duro. Il suo culo a pecorina era così arrapante. Uno di quei culi, insomma, che appena lo vedi non ci pensi due volte e ti scaraventi addosso.
Mi avventai sul quelle natiche al vento, e le misi dentro il mio cazzone nero. Inizia a sbatterglielo così forte che gemette in urla di piacere.
-Sì, più forte, sbattimelo più forte!-
Io la accontentai e spinsi ancora di più. Sentivo il suo culo premere sul mio corpo e deformarsi ogni volta che glielo sbattevo dentro. La sua figa bagnata, le sue urla, il suo culo, tutto in mio totale possesso. Ero così eccitato che mi trasformai e comincia a scoparla come un animale.
Le presi ancora la testa e glielo ficcai in bocca fino sentirle la gola fremere per lo sforzo. Lo tirai fuori e tenendola per i capelli la sollevai fino a poterle mordere quelle sue labbra rosse così carnose.
-Ora vedi cosa ti faccio-
La buttai sul letto di fronte e senza perdere tempo le andai addosso leccandole quelle sue tette enormi. Presi il cazzo e glielo strofinai sopra.
-Ora ingoia-
Le misi il cazzo in bocca, e subito lei cominciò a farmi una spagnola. Leccava e strusciava, leccava e strusciava, vogliosa di ricevere ancora la mia sborra.
-No piccola, ora tocca a me!-
Le presi le gambe e tirategliele su iniziai a leccarle l’ano.
-No il culo, no. È troppo grosso!-
Non l’ascoltai nemmeno e in un attimo le piantai il cazzo dentro.
-Sì, sei così stretta!-
Sentì l’ano allargarsi a ogni centimetro che entrava. La faccia di lei passo da eccitata a impaurita.
“Non me ne frega un cazzo”. Era così stretta che non potevo fermarmi: dovevo sbatterla.
Glielo misi tutto dentro e la scopai ancora più forte. Lei gemette, ma questa volta dal dolore.
Godevo a guardala in quello stato: il suo viso si contorceva in mille smorfie sofferenti, ma allo stesso tempo non voleva che mi fermassi.
Alla fine diedi l’ultimo colpo e tolto il cazzo dall’ano esplosi in una eiaculazione massiccia: le sparai in bocca tutta la sborra che avevo in corpo e mi assicurai che la ingoiasse tutta.
-Ti è piaciuta troietta!-
-Sì, ancora!-
Sorrise e aprì la bocca mostrandomi che l’aveva inghiottita tutta.
-Brava-

Blog: I Racconti Erotici, Racconto: Camera 142

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