Una bevuta con Lucia
Avevamo bevuto quattro drink coi nostri colleghi e quando tutti si decisero a levare le tende, Lucia disse -Che ne dici se io e te restiamo per il bicchierino della staffa?
Non mi sembrava vero, perché raramente mi ritrovavo a ricevere inviti del genere da una ragazza da serie A.
-Certo.
I bicchieri divennero due e poi tre. Eravamo sbronzi persi ed iniziammo a chiacchierare come solamente due ubriachi avrebbero potuto fare.
-Sai, sono rimasto stupito del fatto che tu mi abbia chiesto di restare a bere ancora un po’.- dissi.
-Come mai? Mi pare che io e te abbiamo legato un sacco a lavoro. Forse perché non esco mai con voi dopo l’ufficio, ma quello è perché avendo rotto con Pietro non mi va di frequentarlo anche fuori.- rispose lei, con quegli occhi grandi come gallerie autostradali.
-No, non lo dico per quello. Il fatto è che capita molto raramente che delle ragazze come te, rimangano a bere con ragazzi come me.
-Ragazze come me e ragazzi come te?
-Sì.
-Ma che diavolo stai dicendo?
-Lo sai benissimo, ma apprezzo che tu stia facendo finta di niente. Quelle come te escono solamente con quelli come Pietro: pieni di soldi di famiglia, belli, con un fisico scolpito e un po’ stupidotti.
-Cosa intendi per ragazze come me?
-Le ragazze bellissime.
-Credi che io sia bellissima?
-Andiamo… hai una laurea e un dottorato. Non dirmi che con un quoziente intellettivo come il tuo non ti sei mai accorta di essere una strafiga.
-Che carino che sei. Grazie per il complimento. Nessuno mi aveva mai chiamato strafiga.
-Comunque tu credi che una come me non resterebbe a bere con te?
-Esatto.
-Quindi ti sbagli, perché stiamo a tutti gli effetti bevendo assieme… quindi ci saranno altre cose su cui ti sbaglierai.
-Probabile. Ad esempio, sono sicuro che una ragazza come te non bacerebbe mai un ragazzo come me.- dissi, sorridendo.
Lucia mi guardò intensamente, ammiccando con un sopracciglio, aspirando il suo drink annacquato dalla cannuccia rosa.
Si grattò il naso come se le prudesse per via di un’allergia agli odori di quel posto e mi baciò, scattando in avanti. Non fu un bacio cinematografico, ma riuscii anche a piazzare un po’ di lingua e ne rimasi molto soddisfatto.
-Ok. L’ammetto… qualche volta anche io mi sbaglio.
-Visto. Ma forse anche io qualche volta mi sbaglio.
-Su cosa?- domandai.
-Sul fatto che solamente gli uomini stupidi e palestrati si interessano a me. Mi sembra quasi impossibile che un uomo intelligente e acculturato come te si possa interessare ad una come me.
-Dici sul serio? Cioè, amica, tu hai una visione molto distorta della vita.
-In che senso?
-Io rinuncerei al mio lavoro per venire a letto con te.
-Ma smettila.
-Cosa? Rinuncerei anche alla macchina, al mio appartamento…Lucia, rinuncerei anche al mio gatto.
-Il tuo gatto è così carino.
-Si ma lo sei anche tu.
-Ma tu intendi proprio letto letto?
-Cioè?
-Cioè vorresti venire a letto con me o ti andrebbe bene anche venire in bagno con me? Tipo adesso.
-Ok, adesso mi stai prendendo in giro.
-Scoprilo.- disse, alzandosi dal bancone, sculettando verso il bagno per poi sparire lasciandosi la porta alle spalle.
Rimasi immobile per circa quaranta secondi, prima di capire che quell’occasione che il padre eterno mi stava offrendo non poteva essere sprecata, così mi alzai e mi diressi verso il bagno.
Bussai e la voce di Lucia rispose -Chi è?
-Sono io.
La porta del paradiso si aprì e ed io entrai dentro quel bagno, con Lucia pronta ad essere scopata.
Ai appoggiò con la schiena contro il muro e, sollevandosi la gonna, disse -Mi sono tolta le mutandine.
Mi avvicinai a lei, infilandole una mano nella vagina. La baciai, aveva il sapore del vodka-tonic ancora sulle labbra.
-Tiralo fuori.- disse, con quella voce maliziosa che a lavoro non si era mai azzardata a tirare fuori.
-Allora sta succedendo davvero?- sussurrai, tirando fuori il mio pisello eccitato.
Era tutto così surreale. Mi stavo per scopare la più figa del nostro ufficio ed era stata lei a chiedermi di seguirla in bagno per farsi fottere. Era incredibile.
-Infilamelo… ho voglia del tuo cazzo.
Le infilai dentro tutto me stesso ed iniziai a scoparla. I nostri genitali sembravano fatti per combaciare alla perfezione, tanto da farmi credere che quella stronzata dei genitali gemelli fosse quasi una cosa vera.
Mentre la penetravo lentamente a ripetizione, Lucia mi strinse le chiappe con le sue mani, graffiandomi con quelle sue perfette unghie smaltate di un rosso acceso come il sangue.
-È fantastico scoparti.
-No, è fantastico essere scopata da te. Continua.
Le strinsi il seno, era tondo e sodo come me l’ero sempre immaginato.
Il rumore del mio cazzo che entrava e usciva da quella sua stretta vagina bagnata era quasi estasiante.
-Scopami. Scopami.- disse.
Continuai a scoparla, perfettamente conscio della fortuna che mi era piovuta dal cielo, in un momento totalmente inaspettato.
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