Orgia con la donna incinta
La stanza numero otto di quel covo di perversione era molto affollata. tutti volevano vedere la nuova attrazione del giorno.
Gli inviti erano stati inviati segretamente, come al solito, utilizzando dei componenti del gruppo come fattorini.
Solamente i clienti più facoltosi erano stati inviati a partecipare a quella particolare messa in scena.
Trovare una donna incinta, disposta a mettersi alla mercé di tutti era molto difficile, una cosa più unica che rara. Molti dei più affezionati clienti aspettava quel momento da più di tre anni.
Io ero stato tra i fortunati ad essere invitato.
Al centro della stanza era presente un tavolo in mogano con sopra una donna incinta, probabilmente intorno al settimo mese, sdraiata trasversalmente e completamente nuda.
I suoi gomiti erano piantati sul tavolo, come se fosse stesa a pancia in giù, il viso era avvolto da un lenzuolo bianco, mentre il corpo era posizionato leggermente di sbieco, per impedire alla pancia di sopportare pesi.
Quel club riusciva sempre a proporci delle novità interessanti, ma quella era senza dubbio la più allettante che ci fosse mai stata proposta. La guardavamo completamente estasiati dalla bellezza e dalla rotondità delle sue forme.
Avevamo sborsato una cifra considerevole per essere lì e ognuno di noi voleva dare dignità al denaro perso, godendo di quella bellezza gravida.
Appena il campanello suonò ci avvicinammo in massa, come un gruppo di scolaretti all’apertura di un negozio di giocattoli. Una marea di mani avvolse quella povera donna senza volto.
Quando affondai le mie mani in quelle tette da gravidanza mi venne subito duro. Erano tonde e piene, come dei palloncini gonfiati con dell’acqua.
La maggior parte di noi si stava masturbando, toccando e baciando quel corpo. C’era chi le aveva direttamente infilato una mano nella figa e chi le stava baciando la pancia gravida e rigonfia, secondo qualche strana e deviata perversione.
Io ero uno dei quattro fortunati che se la sarebbero scopata. In pratica tutti i partecipanti si erano aggiudicati la possibilità di toccarla, baciarle il corpo ed eiacularle addosso, ma solamente in quattro, per questione di salute del bambino, avrebbero potuto infilarsi dentro di lei.
C’era costato molto quella specie di supplemento, ma ne sarebbe sicuramente valsa la pena.
Il primo schizzo di sborra colpì la pancia della ragazza. Ne sarebbero susseguiti molti, una cinquantina a giudicare dalle persone attorno a quel tavolo.
Mi domandai il motivo del viso coperto. La risposta che mi diedi è la seguente: probabilmente la vergogna era tale, in quella donna, da desiderare di non mostrare il suo volto.
Ero abbastanza sicuro che sotto quel lenzuolo ci fosse il viso di una donna intenta a piangere.
Il primo della scaletta, dopo essersi infilato un preservativo, salì sul tavolo e infilò il suo cazzo dentro quella donna.
Avevamo avuto elle istruzioni molto precise e chiunque le avesse ignorate, anche solo un volta, sarebbe stato radiato a vita dal club.
Potevamo scoparcela quanto volevamo, ma dovevamo farlo con estrema delicatezza, per non danneggiare il bambino.
Colpi lenti e ritmati. Non riuscivo a smettere di toccarle le tette, mentre osservavo quel ricco e facoltoso notaio, penetrarla con godimento.
Qualcuno continuava a sfiorarle le mani col cazzo, ma la donna non avrebbe potuto fare seghe a nessuno, per non scomporre la posizione atta a non mettere a rischio la sua gravidanza.
Era un gran peccato che tra le varie clausole contrattuali ci fosse anche l’impossibilità di farle il culo, mi sarebbe piaciuto penetrarle l’ano.
Il notaio si tolse il preservativo e le sborrò sul culo. Aveva lo sperma di sei o sette persone al momento sul suo corpo.
Era finalmente arrivato il mio turno. Mi tolsi i pantaloni e indossai un preservativo rosso.
Salii sul tavolo e ammirai quello spettacolo in cui natura e perversione se ne andavano a braccetto lungo la strada della vita.
Tutte quelle mani su quella povera gravida sembravano delle piovre fameliche, mentre io mi sentivo una specie di sovrano del mondo, in cima alla montagna del peccato.
Le infilai il cazzo dentro. Notai che lo sperma rilasciato dal notaio le stava entrando nell’ano dilatato. Faticai molto a non venire in quel momento.
La perversione mi faceva da sempre quell’effetto, mi eccitava moltissimo e più di ogni altra cosa.
Aveva una figa morbida e vellutata, dopo il parto non sarebbe mai più stata la stessa. Scoparsi una donna incinta era un po’ come entrare in una casa che presto sarebbe stata demolita.
Avrei voluto schiaffeggiarla ed infilarle il cazzo nel culo, ma non lo feci. Quanto era bella, credetemi, non avevo avuto occasione di vederle il volto ma ero sicuro che fosse di una bellezza rara. Doveva essere così.
Affondai ancora le mani tra le sue immense tette, sfiorando tutti quei pervertiti e sentii l’orgasmo crescere in me a dismisura.
Uscii da quel corpo e, levatomi il preservativo, le sborrai direttamente sulla figa.
Avrei davvero voluto sculacciarla. Non lo feci.
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