L’invito della signora Freni
L’ultimo tassello entrò alla perfezione. Non era stato un lavoro difficile, ma sicuramente la signora Frini non sarebbe riuscita a montare da sola quel mobile.
Me ne stavo fuori dal terrazzo di casa dei miei, quando la signora Freni mi chiamò dall’altro terrazzo, per chiedermi una mano a montare un mobiletto che aveva comprato all’Ikea.
La signora Freni è un po’ il sogno erotico dell’intero palazzo. Non è la più bella del condominio, perché Susanna dell’interno sette è sicuramente una figa senza senso. Ma la signore Freni è una di quelle donne che emanano quel qualcosa di particolare che solitamente riesce a fare impazzire noi maschietti.
Ogni volta che qualcuno la becca fare le scale, non può che arrendersi alla maestosità di quel culo che si porta appresso, tondo e ciondolante, solamente per incantarci come dei babbei.
Ovviamente accettai di buon grado l’invito ad aiutarla, così entrai nel suo appartamento. Suo marito era fuori per lavoro, come di consueto e lei se ne stava tutta sola a montare quel mobiletto che aveva comprato in una giornata di noia.
Mentre montavo una delle due ante, lo sguardo mi cadde nella scollatura della signora Freni e da quel momento il mio pisello divenne duro come il marmo e nulla, nemmeno le immagini di vecchie e cose del genere, riuscivano a farmelo tornare normale.
Avrei voluto farle delle cose che non si potevano dire ad alta voce. Una volta terminato tutto il lavoro, lei mi chiese se per caso avessi voglia di qualcosa di fresco.
-Certamente, lei è molto gentile.- risposi, educatamente.
-Se continui a darmi del lei, finirai per farmi sentire vecchia. Beh, è anche vero che non sono più una donna giovane… quindi forse fai bene a ricordarmi di essere solamente una vecchia.- disse lei.
-Cosa? Lei… tu non sei affatto vecchia. Sei molto bella e giovanile. Tuo marito è un uomo molto fortunato.
-Bella… non esageriamo. Tu sei un ragazzo troppo gentile.
-No, è la verità. Tu sei bellissima.
-Ma smettila. Credi davvero che io sia bella?
-Certamente.
-È per quello che hai il cazzo duro?- domandò, sorridendo maliziosamente.
L’aveva notato. Ero mortificato e non sapevo come commentare quello che stava accadendo.
-Cosa mi faresti con quel cazzo?
-Come?
-Cosa vorresti farmi con quel cazzo? Vorresti infilarmelo nella figa? Forse nel culo? No, no… fammi indovinare, tu vorresti un bel pompino? Vuoi che te lo prenda in bocca?
-Ma sei seria?- domandai, per non cadere in qualcosa come una candid camera.
-Certo. Ma se preferisci semplicemente una bevanda fredda, tranquillo… mica mi offendo.
-No, no. Scelgo il pompino.
-Quindi vuoi che te lo prenda in bocca?
-Sì.
La signora Freni si avvicinò verso di me, lasciandomi senza parole. Si mise in ginocchio, dopo aver spostato il tappetino della cucina sotto le sue ginocchia, per evitare di farsi male.
Mi slacciò i pantaloni, dopodiché mi tolse le mutande e il mio pene capitombolò fuori, come un lombrico indurito.
-Che bel pisellone che abbiamo qui!- disse, rendendomi orgoglioso.
Tutto d’un tratto me lo prese in bocca, leccandomi ben bene la cappella. Non riuscivo a crederci: il mio cazzo si trovava dentro la bocca della signora Freni… la vacca del condominio dodici.
Ero al settimo cielo e in pratica ero diventato il mio stesso idolo.
Posai una mano sulla testa della signora Freni, impegnata a lucidarmi il cazzo come avrebbe potuto fare una qualsiasi escort a pagamento. La guardai e mi fece pena, intenta a succhiare il cazzo di un ragazzino per sentirsi giovane come una volta; come se la gioventù fosse solamente una lunga succhiata di cazzo. Il mondo sarebbe stato un posto molto noioso senza troie del calibro della signora Freni. Quello era poco ma sicuro.
-Succhiami il cazzo.
Chissà se suo marito immaginava quanto fosse troia sua moglie. Lui se ne andava in giro per lavoro e un ragazzino di diciotto anni faceva fare al suo cazzo una gita dentro la bocca da troia di sua moglie.
-Girati. Te lo voglio infilare nel culo.- dissi, sperando che la sua proposta precedente fosse ancora valida.
-Certo.
La signora Freni si alzò e dopo essersi abbassata i pantaloni si sputò sulla mano, infilandosi due dita nel culo.
Afferrai quel troione di terza mano e la inculai, facendole anche un po’ di male. Tirai uno schiaffo su quel sedere che tutti quanti ammiravano lungo la scala che percorreva giornalmente senza mai prendere l’ascensore, un po’ come se qualche divinità avesse ascoltato le nostre preghiere.
Le sborrai nel culo dopo una decina di colpi. Ero troppo eccitato per durare a lungo.
Dopo aver estratto il cazzo dal suo buco logoro, rimasi a guardare il mio sperma colarle giù dall’ano, momentaneamente allargato.
La crisi di mezz’età della signora Freni mi aveva appena fatto diventare l’idolo dell’intero palazzo.
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