La rockstar in albergo
Lui rappresentava il sesso.
Tutte volevano andare a letto con lui. Era una rockstar, un ribelle e un noto sciupafemmine.
Marika lo guardava, aspettandolo nuda nel letto. Se ne stava lì a fumare una sigaretta, fissandola, perché le aveva detto che adorava guardare le belle donne.
Non aveva mai scopato con una rockstar ed era felice che la sua prima volta con un personaggio celebre sarebbe stata con lui.
Aveva un suo poster appeso in camera e lo sognava molto spesso quando si addormentava.
Era la perfetta incarnazione dell’erotismo e a breve sarebbe entrato dentro di lei. Voleva guardarla e lei amava essere guardata. Sembrava quasi che dopo una vita passata a farsi guardare dalle folle, il suo unico desiderio fosse stato quello di guardare gli altri.
-Sei così bella.
-Certo che tu ci sai proprio fare.
-Tu sei bella e sarei io che ci saprei fare?
-Non è tanto quello che dici… ma come lo dici.
-Sei appena riuscita a commuovere una rockstar.
Si alzò dal divano dell’albergo e si diresse lentamente verso di lei. L’andatura era la stessa dei suoi video musicali, lenta e sensuale, mentre incedeva a petto nudo, mostrando i suoi addominali e i suoi tatuaggi e le sue collane d’oro.
-Prendimelo in bocca.- disse, mettendoglielo vicino al volto.
Fu così che Marika prese in bocca il cazzo del suo idolo. Era un un cazzo come tanti altri, ma era il suo e quindi era il migliore.
Aveva calcato i palchi di tutto il mondo, visitando posti in cui si parlavano lingue che lei non poteva nemmeno immaginare e adesso erano nella stessa stanza, mentre il suo cazzo duro stava tra le sue labbra, ansiose di piacergli.
-Lo succhi veramente bene. Chi è il vero artista adesso?- disse, in maniera dolce e simpatica.
-Me lo vuoi infilare?- chiese lei, guardandolo con due occhi enormi che avrebbero sciolto anche il più perfido dei cattivi.
-Ceto che te lo voglio infilare.- rispose, infilandosi nel letto, piazzandosi sopra di lei.
Era convinta che le rockstar facessero l’amore tirando cocaina da sopra le modelle, mettendole a pecorina, pronti a sodomizzarle, facendole soffrire, invece lui era diverso.
Voleva guardarla in faccia mentre scopavano. Aveva la sensibilità di un poeta e forse era proprio per quello che le sue canzoni erano così profonde ed ascoltate in tutto il mondo.
Era davvero fortunata a prendere un cazzo come quello. La penetrò ed iniziò ad amarla molto lentamente, penetrandola in maniera raffinata e gentile, muovendo il cazzo all’interno ella sua vagina grondante piacere.
Erano sensazioni che non aveva mai provato con gli altri uomini, forse per la mancata esperienza o forse perché non erano in grado di capire a tal punto una persona per farla venire.
La stava trattando esattamente come trattava le sue chitarre. L’aveva guardata, studiando ogni suo minimo dettaglio, aveva immaginato il suo suono, progettando gli accordi di una ballad orgasmante e, infine, aveva iniziato a suonarla.
Passò una mano sulle sue tette e in un attimo si sentì la donna più fortunata del mondo. Mise da parte ogni brandello di dignità, convincendosi che non avrebbe mai amato nessuno in quella maniera così profonda e viscerale.
Ad un certo punto iniziò a scoparla con forza e decisione, facendola venire come se stesse esplodendo in mille pezzi. Sembrava quasi attaccato ad un generatore elettrico; era instancabile.
Colpi ripetuti e continui, insistenti e prepotenti fino a quando non venne dentro di lei, sussultando come un ragazzino al primo orgasmo.
-È stata l’esperienza più grandiosa della mia esistenza.- disse lei, completamente distrutta dal piacere, stringendo le coperte nella sua mano.
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