Gioia e il centro sociale

La ragazza ritornò la sera dopo, non aveva ben capito cosa fosse successo ma, aveva con sé le 50 euro. Il locale era fumoso, si intravedevano ombre più che persone, la musica era altissima e della peggiore qualità. Lei che era abituata alle sonate di Bethoveen che il padre le faceva ascoltare illustrandole le qualità, sembrava spontaneamente vibrare al frastuono dello ska. Le pareva di sentirselo dentro quel rumore rombare come un tuono continuo. Le si attorcigliarono le budella nella pancia, andò al bancone dove un tipo tatuato e con piercing al naso che pareva un toro spacciava roba senza etichetta in bicchieri di plastica dura.

“Che prendi gioia?”

Ma anche quello sapeva il suo nome? No, non era possibile…

Nel mentre pensava il toro da bancone le scodellò davanti un minibicchiere verde ramarro con contenuto  sconosciuto ma chiaro e trasparente all’interno. Le disse: “Bevi questo, bambola, che vedrai dopo te la godi!”

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Gioia prese il bicchierino e osservata dal toro sbuffante che le faceva cenno di ingollarlo d’un fiato, lo fece.

SPUNK, Tadunk, bleeeee

L’effetto fu questo.

Caracollò sorprendentemente dritta in bagno dove all’ingresso eccolo, c’era il bel ragazzo della sera avanti.

“Ehi, bella fighetta, sei arrivata finalmente. Non vedi che l’ho pronto? Sei in ritardo gioia bella. Dai andiamo”.

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La prese per l’avambraccio e la tirò verso il corridoio stretto facendola strusciare lungo il corteo di gente che usciva ed entrava dal cesso. Gioia sentiva odori di ogni tipo, le veniva ancor più da vomitare. Ad un certo punto il ragazzo fu fermato da un gruppetto di ragazze, o almeno così parevano dato che avevano il cranio mezzo rapato, colori accessi sulla faccia e abiti coprenti. Ma forse lei non era cosciente, sentì dire loro: “allora ce l’hai?”

Lui la appoggiò alla parete e si frugò in tasca. Tirò fuori delle piccole pastigliette, ne diede alle ragazze e poi ne infilò una in bocca a lei che non riuscì a sputarla perché lui le tappò la bocca con le sue labbra e gliela cacciò giù in gola con la lingua. Si sentì di nuovo trascinare e finalmente lui la mise a sedere, proprio sullo stesso cesso della sera prima.

Ciao piccola, vedo che stasera sei in vena… -disse mentre si sbottonava i jeans-

Ma lei non riusciva a tenere la testa dritta, né ad aprire la bocca se non… per vomitare.

Ahhh, che schifo. Mi fai schifo. Possibile che per un po’ di alcool e droga sei questo straccio di merda?!

La girò permettendole di vomitare meglio. Ora lei era in ginocchio sul cesso. Lui la prese dai fianchi e la alzò fino a che le gambe di lei non si stesero e giusto il culo sodo era all’altezza del cazzo.

Uau, adesso ti faccio puttanella, adesso te lo infilo dentro e ti faccio godere. Sta ferma, poggia le mani sullo sciacquone e se vuoi puoi pure continuare a vomitare, dai vomita, gioia di papà!”

Le alzo il gonnellino corto, le spostò il tanga ma così non riusciva a vedere il buco e a lui piaceva sapere dove metteva il suo cazzo. Allora le tolse il gonnellino e tagliò gli slip con il cutter che aveva sempre in tasca. L’operazione non era affatto semplice per via dello spazio ristretto… ma, riuscì a vedere i buchi di lei, quello di sopra e quello di sotto.

Entrambi rilassati, morbidi, carnosi. Infilò un dito sopra mentre Gioia fece AH e poi le infilò il cazzo duro a missile nel buco sotto e sentì lei gemere. Se la stava scopando. Lei gemeva, allora lui si chinò su di lei, sempre occupandole i due buchi e all’orecchio le sussurrò: “Dai, cagna che non sei altro, ti piace lo sento, dimmi che ti piace, dimmi che ti faccio godere, avanti…” e più lei non rispondeva più lui manovrava il dito dentro di lei e spingeva con il pene duro e dritto. Otteneva solo gemiti più o meno forti. Qualcuno  bussò e chiese se andava tutto bene, lui disse che stava fottendo una che ci stava e che andassero a fanculo.

Dopo finì sbrigativamente e Gioia libera da lui cadde in terra tramortita, nuda dalla vita in giù.

Il ragazzo rivestito uscì dal cesso chiudendo Gioia dentro, tornò poco dopo con un amico a cui scucì 50 euro per fargli da palo e fottere Gioia.

Quella sera il ragazzo tirò su un gruzzolo di 300 euro e Gioia tornò a casa con i suoi 50 euro.

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