Giacomo e la pianista

Sexy pianista

Indossava una camicetta azzurra con una fantasia di fiori gialli e una gonna che s’interrompeva all’altezza del ginocchio, facendo spuntare delle gambe celestiali.
Era una di quelle donne in grado di far innamorare un uomo in un solo secondo. Non era la bellezza, ma un qualcosa di più profondo.
Eleonora riusciva a flirtare con tutti quelli che incontrava, regalandosi poi solamente a quei pochi che reputava alla sua altezza.
Aveva avuto dei fidanzati, ma alla fine aveva deciso che passare un po’ di tempo da sola le avrebbe fatto bene per schiarirsi le idee, visto che non era mai riuscita a trovare l’uomo della sua vita.
Nel tempo libero dava lezioni di pianoforte ai ragazzi. Giacomo era il suo allievo prediletto. Aveva una predisposizione naturale verso la musica.
-Bravo. Ottimo. Hai fatto tutti gli esercizi e sei anche riuscito a portare a termine gli accorgimenti che ti avevo fatto la volta precedente.- disse.
-Beh, è tutto merito tuo.
-Allora devo essere proprio brava.
-Senti… posso chiederti una cosa?
-Certamente.
-Anche se mi vergogno un po’ a chiedertelo?
-Ma di cosa ti vergogni… avanti.
-Mi piacerebbe sentire “L’inno alla gioia”, suonato da lei. Vorrei vedere una donna così bella, interpretare un’opera altrettanto bella.
Eleonora rimase molto colpita da quel complimento. Nessuno l’aveva mai paragonata ad un brano musicale.
-Sono veramente commossa. A quanto pare sai benissimo come lusingare una donna. Ok, eccoti accontentato.- sorrise, iniziando a suonare il brano di Beethoven.
Giacomo rimase a guardarla suonare, mentre le sue dita volteggiavano leggiadre sui tasti di quel pianoforte, come se fossero delle pattinatrici sul ghiaccio.
Era armoniosa, dolce ed estremamente bella. La camicetta non nera né scollata, né tantomeno abbottonata fino all’ultimo bottone.
Era una donna sexy al naturale, senza bisogno di un trucco eccessivo o di provocanti abiti costosi. La classica bellezza acqua e sapone.
Stava mettendo in quell’esecuzione tutta la sua meticolosità. Eleonora era sempre stata poco incline a passare sopra ad errori dozzinali, dovuti alla distrazione.
Giacomo allungò una mano sul ginocchio della donna.
Fu un gesto totalmente inaspettato. Molte persone sostengono che solamente l’imprevedibilità è in grado di generare quel sentimento comune che noi tutti chiamiamo confusione.
Eleonora stava suonando, concentrando la sua mente su quelle note che secoli prima erano state scritte da un musicista geniale. Quella mano la sconvolse, ma la confusione le impedì di reagire; non sapeva come fare.
Le piaceva? La odiava? Era troppo giovane? Era troppo grande?
La mano iniziò a salire lungo la coscia. Stava entrando nel territorio dell’eccitazione e del piacere, mentre Eleonora continuava a suonare come se niente stesse realmente succedendo, sebbene il suo sguardo avesse incontrato per una manciata di secondi quello di Giacomo.
-Ah.- sussultò, quando la mano arrivò a toccare la sua vagina.
Raramente aveva provato un’eccitazione simile per un semplice sfioramento di vulva. L’erotismo che si respirava in quel momento era quasi da film.
Giacomo iniziò a masturbare quella donna, impiegando le sue migliori tecniche di masturbazione femminile.
Si era bagnata praticamente subito, macchiando le mutande di seta che amava indossare in quel particolare periodo dell’anno.
Una scarica elettrica percorse il suo corpo, mentre strinse leggermente le gambe, per via del sovraccarico d’eccitazione.
-Non ti fermare.- disse, senza sbagliare nemmeno una nota.
Il suo viso era letteralmente sconvolto. Quella mano la stava facendo impazzire, attraverso delle sensazioni altalenanti come se si fosse imbarcata in una montagna russa del piacere.
-Vengo.
-Vieni.
Fu un vero e proprio “Inno alla gioia”. Quell’orgasmo musicato che interruppe anche l’esecuzione del brano, grazie alla sua prorompente forza in continua espansione all’interno dell’universo di Eleonora.
-Ah. Ah…- continuò lei.
Nessuno l’aveva mai toccata in quella maniera. Nessuno l’aveva mai fatta sentire un’opera d’arte.

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